sabato, Dicembre 7, 2024
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Lo sfogo della scienziata di Torino: “Io, costretta a fuggire in Australia, oggi sconsiglio il mio paese”

Paola Magni, entomologa forense che ha aiutato a risolvere diversi casi di omicidio, ha scritto un messaggio al ministro Giannini: “Ho provato a stare in Italia, ma ho dovuto andarmene. Ai miei studenti australiani sconsiglio di venire lì: non ci sono fondi”.

“Ministra, io ci ho provato a stare in Italia e a fare ricerca. Ma non c’era (c’e’) posto per me.. perchè purtroppo ho scelto di occuparmi di una materia “outside the box”, naturalistica e criminalistica… e se in Italia non fai parte di un “box” non possono catalogarti e chiuderti dentro”. Il messaggio parte dall’Australia e arriva fino al ministro dell’Università italiana, Stefania Giannini e l’autrice è Paola Magni, entomologa torinese diventata celebre per aver contribuito a risolvere una serie di casi giudiziari.

E’ la stessa scienziata a raccontare la sua storia: “Mentre insegnavo matematica e scienze alle scuole medie ho pubblicato un testo didattico di entomologia forense che è ora usato da studenti universitari, patologi e forze dell’ordine; ho messo su una app per amartphone per aiutare le forze dell’ordine sulla scena del crimine; ho lavorato per svariate Procure della Repubblica, insegnato a carabinieri e polizia, lavorato con l’Fbi, fatto ricerca (gratis) con diverse Università italiane (da cui svariate pubblicazioni internazionali). Ho “risolto” casi di omicidio, anzi, di femminicidio… ha presente il delitto del Lago di Bracciano? io sono quella delle diatomee nei vestiti che hanno incastrato l’assassino…”

Eppure oggi il suo futuro è altrove: “Ministra, io ci ho provato a stare in Italia… Sono figlia unica e ho genitori anziani. Se succede qualcosa ci impiego almeno un giorno e mezzo a tornare a casa. Sono in Australia. Faccio ricerca e insegno all’Università”. Il finale del suo messaggio è ancora più amaro: “I miei studenti possono passare un semestre in un’università estera. Non consiglio mai in Italia. Perchè dovrei? Non ci sono attrezzature, non ci sono fondi. Ci sono un sacco di baroni che occupano il proprio ufficio senza fare niente, neanche lezione, prendendo fior di stipendi. Non voglio che imparino da loro. Me ne sono andata per fare ricerca ed evitare un altro femminicidio: quello di me stessa, per claustrofobia, nel box in cui l’Italia voleva chiudermi”.

 

Fonte: repubblica.it

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